Lungo l’antica via Flaminia, tra i comuni di Acqualagna e Fermignano, nasce la Gola del Furlo.
Prati verdi, pareti scoscese e fitti boschi
: il paesaggio da queste parti non è mai monotono.
Il Furlo rappresenta uno straordinario scenario da percorrere a piedi attraverso i numerosi sentieri che guidano alla vetta. Durante questi percorsi, potrai ammirare gli strapiombi, le gallerie di origine romana, le rare specie floristiche e le acque verdi smeraldo del fiume Candigliano.
La profonda gola è frutto dell’intenso e lungo lavoro di erosione operato dalle acque del fiume,che come uno scultore, ha levigato la roccia rendendola una vera e propria opera d’arte.
A dominare l’affascinante paesaggio naturale della Gola del Furlo è senza alcun dubbio la bellissima Abbazia di San Vincenzo, un monastero molto antico immerso nel verde delle colline marchigiane. La semplicità e l’imponenza della struttura fortificata fanno innamorare ogni visitatore che vi si trova innanzi; il portale che introduce all'interno dell’edificio è accuratamente decorato e porta con sé l’importanza dell’intera Abbazia, chicca inestimabile del Medioevo.
All'interno dell’edificio sono presenti e ben conservati degli affreschi quattrocenteschi di scuola umbro-marchigiana, ma la parte più misteriosa ed interessante della chiesa romana è la cripta. Qui si conservavano le reliquie del vescovo di Bevagna, San Vincenzo, al quale l’abbazia deve il suo nome.
In passato, la via Flaminia era un importante collegamento tra le città di Roma e di Rimini e la strada era impervia, sconnessa e poco agevole. Si racconta di una via che si snodava tra le frequenti frane e che si arrampicava tra le aspre pareti delle montagne, con vedute a strapiombo sul fiume che scorreva impetuoso. Proprio per questo, venne costruita dai Romani una galleria di circa 40 metri che rendeva più praticabile la via Flaminia.
Il traforo è visibile e utilizzabile ancora oggi, un capolavoro realizzato con estrema cura e precisi colpi di piccone che trafigge la montagna nel punto più stretto della gola.
Da questo tunnel deriva il nome “Furlo”, dal latino “Forulum” che significa appunto foro.
Non furono soltanto i Romani a lasciare il segno in questo luogo incantevole, nel 1936 la Milizia Nazionale Forestale scolpì il viso di Benito Mussolini nella roccia viva del Pietralata. Si racconta che negli anni ‘20 Mussolini, quando partiva da Roma per tornare a Predappio, percorreva la via Flaminia e quindi attraversava la Gola del Furlo. Nonostante lo sforzo immane e l’impresa artisticamente straordinaria, il profilo del duce fu distrutto sul finire della guerra e il materiale ricavato fu impiegato per ricostruire le strade circostanti. Oggi, del dittatore di pietra, rimane solo qualche vecchia fotografia, mentre è più difficile riconoscerlo dal vero.
La Gola del Furlo, oggi luogo di pace e pieno di meraviglie, un tempo era sede di malviventi d’ogni sorta e contraddistinto da una cattiva reputazione. Come abbiamo appena detto, il Furlo era un luogo strategico importante in età romana, in quanto permetteva il collegamento fino a Ravenna, al tempo capitale della Penisola. E’ quindi chiaro che il passo del Furlo era un passaggio obbligato per viaggiatori, merci e soldati: non a caso vi si trovavano una stazione di cambio cavalli e una taverna in cui i viaggiatori potevano sostare e riposarsi.
Il valore del Passo del Furlo venne presto compreso anche dai briganti e, soprattutto, dai Goti che travolsero i pochi soldati romani posti a guardia del luogo e successivamente lo fortificarono. Il castello, fatto costruire dagli invasori tra la galleria e la Grotta del Grano, venne conquistato dai bizantini ma, in meno di dieci anni, il fortilizio era di nuovo dominio dei Goti.
Successivamente, furono i Longobardi ad impossessarsi del Furlo, ma ormai questo luogo maestoso e spettacolare era condannato a circa mille anni di paura e oscurità.
Il Passo del Furlo, infatti, divenne dimora di malviventi incuranti e spaventosi, a tal punto che le Poste Pontificie rinunciarono per lungo tempo a questo passaggio più veloce rispetto ad altri ma decisamente meno sicuro.
Vale la pena raccontare la leggenda del brigante Musolino, un assassino che riuscì ad evadere dal carcere e ad uccidere i suoi accusatori. Un giorno, mentre si trovava casualmente dalle parti del Furlo, fu catturato da due carabinieri che non se lo lasciarono scappare.
La particolarità degli Appennini marchigiani è che sono quasi tutti attraversati da fiumi non troppo grandi ma che hanno scavato profonde cavità tra le montagne: sono le tipiche gole calcaree, in grado di meravigliare chiunque per la peculiare verticalità delle loro pareti; una delle più accessibili, ma anche delle più spettacolari, è proprio la Gola del Furlo.
Questo luogo magico è anche un’area ricca di biodiversità, si può passare dai boschi umidi, agli ampi prati soleggiati fino ad un ambiente umido tipico del fiume, tutto in uno spazio ridotto. In queste aspre e verticali pareti calcaree crescono anche rari arbusti che riescono a sopravvivere in condizioni estreme grazie alla loro capacità di affondare le proprie radici nella roccia.
La Gola del Furlo, inoltre, è uno dei giacimenti di Ammoniti più ricchi e famosi d’Europa, il sito è talmente importante che alcuni generi e specie di fossili portano il nome del luogo di ritrovamento. L’ultima meraviglia, ma non per importanza, è la Diga del Furlo. Fu una delle prime dighe della Regione Marche e forma un particolare lago bloccando le acque del fiume Candigliano.
Oggi, la Gola non incute più lo stesso timore rispetto a quello che dava ai romani, il perché è facile: la presenza del lago calma le acque del fiume che, in tempi addietro, scorreva rabbioso nei parecchi metri di gola profonda suscitando paura e vertigini a chi percorreva la via circostante.
I tre chilometri di Flaminia che attraversano la gola garantiscono una passeggiata rilassante e comoda che di sicuro vale la pena affrontare, la bellezza della natura varia e rigogliosa di questo posto magico rimarrà ben impresso negli occhi e nelle fotografie dei turisti anche dopo aver concluso la piccola escursione.
E cosa c’è di meglio che sedersi e mangiare dopo aver percorso dei sentieri di montagna?
Una volta che avrai camminato tra le meraviglie della natura e colmato la curiosità delle tante storie leggendarie dello splendido passo appenninico, si potrà dirigere verso la strada che conduce alla cittadina di Acqualagna.
Questo piccolo paesino gode di una fama internazionale, dovuta alla qualità servita dai piatti tipici delle numerose osterie locali: Acqualagna è il paradiso del tartufo bianco e, un turista, non può non approfittarne.